Categoria: emozioni

Programma per la riduzione dello stress basato sulla Mindfulness

Partirà il 18 Ottobre il nuovo Programma per la riduzione dello stress basato sulla Mindfulness organizzato in collaborazione con lo Studio di Psicologia Gordiani.
Il termine per l’iscrizione é il 16 Ottobre.

Il programma MBSR (Mindfulness-based stress reduction), ideato da Jon Kabat Zinn, è un protocollo finalizzato al miglioramento del benessere fisico e psicologico della persone. Il cuore di tale programma è la riduzione dello stress causato sia dalla sofferenza fisica (malattie croniche, dolore) che dalla sofferenza psicologica (periodi di sovraffaticamento, disagio nelle relazioni familiari o di coppia, difficoltà lavorative).
Studi scientifici, in più campi, hanno dimostrato che la pratica della consapevolezza appresa durante il programma MBSR, se svolta in modo costante, ha un carattere di prevenzione delle patologie stress-correlate (ipertensione, rischio cardio-vascolare, fibromialgia, sindrome del colon irritabile, artrite reumatoide, dolore cronico, malattie autoimmuni).

Mindfulness stress corso centocelle.

Per informazioni e prenotazioni contattare
studiopsicologiagordiani@gmail.com
dott.ssa Angela dei Giudici +39 345 892 8339
dott.ssa Antonella D’Andrea +39 338 863 5488

Sede del corso
L’Alveare, via Fontechiari 35, Roma

IN ME , poesia di Kikuo Takano

In me c’è qualcosa di rotto.

Sono come l’orologio che si ferma

poco dopo averlo caricato,

come il piatto incrinato che non torna

nuovo se anche

lo incolli con cura.

In me c’è qualcosa di schiacciato.

Sono come il tubetto di dentifricio

quando nulla ne esce

se anche lo premi,

come la pallina da ping-pong ammaccata

che non può tenere più in gioco

nemmeno un buon giocatore.

Ci sono oggetti distrutti e schiacciati

dal principio, senza motivo, in me:

l’ombrello che non sta aperto, il violino

fuori uso e i sandali coi cinturini rotti,

il rubinetto intasato, il flauto

sfiatato, la lampada consumata.

Eppure non mi perdo di morale,

l’ira non mi trascina, né mi tormento

come una volta, anzi mi auguro

di potermi riempire

di quelle cose inutili,

restando distrutto e schiacciato,

in questo trovando il mio orgoglio.

PRESTARE ATTENZIONE ALLE PROPRIE EMOZIONI. La regolazione emotiva nella mindfulness

Le emozioni sono una parte essenziale della nostra vita.

Nel Macbeth di Shakespeare, un nobile rimprovera un messaggero pieno di paura, dicendogli “Dai voce al dolore: il dolore che non parla sussurra al cuore oppresso e lo porta a spezzarsi”. Sembra infatti essere una cosa saggia quella di “dar voce” al dolore quando si è alle prese con delle emozioni negative, in modo tale che queste possano avere un impatto più lieve.

Ogni individuo, alle prese con la propria esperienza emotiva, mette in atto delle strategie per regolare lo stato di attivazione che essa comporta in virtù dei propri bisogni e delle convenzioni sociali del contesto in cui è immerso.
Possiamo agire, infatti, sulle nostre emozioni in modo tale da intensificare, negare, o addirittura alterare l’effetto che un certo evento può avere su di noi.

La regolazione emotiva si riferisce ad una serie di strategie che gli individui applicano all’esperienza emotiva e che possono influenzare i vari aspetti dell’emozione, dal suo generarsi al suo mantenimento, alla sua espressione e all’esperienza soggettiva globale che ne deriva.

Ad esempio possiamo agire sulle emozioni scegliendo di evitare situazioni che ci provocano disagio, come andare ad una festa dove non conosciamo nessuno (scelta della situazione) oppure possiamo, di fronte a una difficoltà, provare a pensare agli aspetti positivi di quell’esperienza (re-appraisal cognitivo). Ancora, possiamo decidere di andare comunque alla festa con persone che non conosciamo, anche se sappiamo che ci sentiremo in imbarazzo ma possiamo scegliere di farci accompagnare da un buon amico che ci faccia sentire più al sicuro (modificazione della situazione) oppure possiamo, tornati a casa, evitare i sentimenti d’incapacità personale distraendoci con la televisione (distrazione).

Queste sono alcune strategie che tutti, quotidianamente, utilizziamo per ridurre l’impatto emotivo che alcune situazioni hanno su di noi.

In generale questi processi cognitivi di regolazione hanno lo scopo di allontanare le emozioni negative e produrre uno stato di maggiore piacere.

La mindfulness agisce in modo diverso e si distingue dai processi di regolazione che tendono a una ricerca del piacere e a un allontanamento dalla sofferenza. Essa è un atto intenzionale che ci porta a contatto con ciò che c’è, sia esso piacevole o spiacevole.

La consapevolezza della mindfulness è non-elaborativa, non giudicante e l’atteggiamento è quello della curiosità e dell’accettazione

L’atteggiamento tipico indicato nelle pratiche di mindfulness, nell’ottica della tradizione buddista, di non forzare un cambiamento dell’esperienza in corso ma di accettarla così com’è, ci permette infatti di non mettere in atto atteggiamenti di evitamento cognitivo o comportamentale, come avviene con la scelta e la modificazione della situazione, la distrazione, il reappraisal, etc..

A questo proposito Grecucci e collaboratori in una rassegna del 2015, evidenziano che uno degli elementi fondamentali della mindfulness è quello di regolare l’emotività attraverso un atteggiamento di defusione e de-centramento dall’esperienza.

Secondo Gross, “partecipando a una serie più ampia di esperienze di momento in momento, i partecipanti imparano a ri-percepire il mondo . Il ri- percepire si riferisce alla sviluppata capacità di disimpegnarsi dal dramma della nostra esperienza personale e partecipare a nuove sensazioni e interpretazioni.”

L’unicità delle pratiche di mindfulness, rispetto alle altre strategie di regolazione emotiva sembra essere rappresentata proprio dall’indicazione di riportare l’attenzione alle esperienze sensoriali del corpo, promuovendo l’attivazione di aree cerebrali che rappresentano la condizione fisiologica del corpo e il nostro sentimento di esso (insula e corteccia somatosensoriale).

La maggior parte delle pratiche del protocollo MBSR prevede, infatti, che i soggetti mantengano un’attenzione sostenuta alle sensazioni fisiche della respirazione e del corpo in generale. Ciò permette di favorire, tra le altre cose, una comprensione della natura transitoria dei fenomeni dell’esperienza umana.

L’attenzione è nel qui ed ora, nell’esperienza stessa di essere presenti a sé , accettando ciò che c’è per ciò che è.
L’attenzione sostenuta, richiesta nelle pratiche di mindfulness, è diretta verso il processo dell’esperienza (sensazioni, emozioni, pensieri), piuttosto che verso il suo contenuto narrativo e interpretativo.

Nella mindfulness l’attenzione è rivolta all’interno ma non nella modalità di rielaborazione e ritrattazione dei pensieri, piuttosto essa viene ancorata internamente alla rappresentazione delle componenti viscerali dell’emozione.

Essa, infatti, non si impegna nel cambiare il pensiero e l’interpretazione rispetto allo stimolo emotivo ma si occupa di modificare il modo stesso in cui ci poniamo verso la percezione dell’emozione.

Questa abilità di ancorarsi alla consapevolezza dei propri segnali corporei può avere la funzione di interrompere il flusso automatico di pensieri messi in atto per far fronte alle perturbazioni emotive, promuovendo una strategia di regolazione delle emozioni più sana e adattiva.

“Date voce al dolore”, quindi, ma non restatene ingabbiati, ricordandovi di tornare a prestare attenzione, con gentilezza, al vostro respiro.

 

Bibliografia

Brown KW, Creswell JD, Ryan RM (a cura di) (2015). Handbook of Mindfulness: Theory, Research, and Practice (Inglese). New York: Guilford Press

Chambers R., Gullone E., Allen N.B. (2009). Mindful emotion regulation: An integrative 
review. Clinical Psychology Review, 29, pp. 560–572

Grecucci A., Pappaianni E., Siugzdaite R., Theuninck A., Job R., (2015) Mindful Emotion Regulation: Exploring the Neurocognitive Mechanisms behind Mindfulness. BioMed Research International Article ID 670724, 9 pages

Gross James J. (2015). Handbook of Emotion Regulation. Guilford Publications

Gross, James J. (1998). The emerging field of emotion regulation: An integrative review. Review of General Psychology, Vol 2(3), Sep, 271-299

Hill CL, Updegraff J.A. (2012). Mindfulness and its relationship to emotional regulation. Emotion. Feb;12(1):81-90

Kabat-Zinn J. (1990) Full catastrophe living: Using the wisdom of your body and mind to 
face stress, pain and illness. New York: Delacorte. Trad. it. Vivere momento per momento 
(2013). Milano: Edizioni TEA pratica

Segal Z, Williams J.M., Teasdale JD Mindfulness. Al di là del pensiero, attraverso il pensiero (2014) Bollati Boringhieri Edizioni

Shakespeare W. Macbeth. Testo originale a fronte. Edizione Feltrinelli; Nov 2008

 

Per maggiori informazioni sui protocolli per la riduzione dello stress basati sulla mindfulness contattare mindfulnesspertutti.

I corsi sono attivi a Roma nelle zone di Piazza Bologna e Garbatella

“LE EMOZIONI NON SONO CHIUSE NELLA TESTA”

jump!

 

Come, a partire dalla nostra esperienza, diamo senso alle cose che ci accadono? Cosa sono le emozioni, che danno un significato alla nostra esperienza in ogni momento e come queste si generano e si organizzano al nostro incontro col mondo?

Nel 1884, a dieci anni dalle teorie evoluzionistiche di Darwin, William James, nel suo storico articolo “What is an emotion”, dichiarava che le emozioni non sono altro che l’esperienza di un insieme di cambiamenti corporei che avvengono in risposta ad uno stimolo ambientale.

James poneva l’esempio: mettiamo di essere davanti ad un orso. Ciò che comunemente si dice, è che davanti a una minaccia–ci spaventiamo–e fuggiamo. Secondo lo studioso questo non è corretto e non coglie veramente ciò che accade. Per James, infatti, alla vista dell’orso, non c’é alcuna valutazione sul fatto che abbiamo paura e che quindi dobbiamo scappare per non essere aggrediti. Quello che succede è che IMMEDIATAMENTE fuggiamo.

E mentre le nostre gambe si muovono, il cuore batte, gli occhi cercano una via di fuga, allora ci accorgiamo della paura che abbiamo e cominciamo a pensare in che situazione pericolosa ci siamo cacciati.

Insomma, vediamo l’orso–scappiamo–e abbiamo paura.

James quindi mette al centro del dibattito sull’emozione gli stessi stati corporei che si esprimono in risposta all’evento, affermando che “i cambiamenti corporei seguono immediatamente alla PERCEZIONE dell’evento e il nostro sentire quei cambiamenti in atto, È l’emozione”.

Lo studioso fa un altro esempio per farci capire come il corpo sia indispensabile nell’esperienza emotiva. Se siamo arrabbiati con qualcuno e gli stiamo gridando le nostre ragioni, proviamo per un attimo a immaginare di togliere da questa situazione il nostro tono alto di voce, le contrazioni muscolari del viso, il battito cardiaco accelerato, i gesti tesi delle nostre mani. Cosa rimarrebbe? Si potrebbe dire che siamo ancora arrabbiati?

Negli anni, la teoria di James, grazie ai contributi dei neo-jamesiani e le teorie sulla mente incarnata, è stata ampliata e ritrattata in molti suoi aspetti. Essa però sembra essere comunque influente, soprattutto per il fatto di aver proposto una prospettiva secondo la quale le emozioni sono sempre incarnate e per cui i cambiamenti corporei che si manifestano nelle emozioni possono alterare l’esperienza stessa di un dato evento.

Negli ultimi decenni, nel campo della neurobiologia si è evidenziato il ruolo della componente corporea nell’origine delle emozioni, della coscienza, dell’empatia (Craig, 2009), indagando gli aspetti della corporeità che influiscono sul correlato cerebrale di tali processi. In questo modo si assiste ad un superamento delle classiche dicotomie cognizione/emozione, mente/corpo, proponendo uno studio della mente incarnata (embodied mind) e non ridotta al cervello.

La mente è qui intesa come un agente cognitivo situato, ossia inserito in un contesto non solo fisico ambientale ma anche di relazioni sociali con altri agenti cognitivi. Per la teoria dell’enactivismo di Varela e Maturana, l’individuo, nel suo far esperienza del mondo e nella sua costruzione di senso, é in un costante dialogo tra l’esperienza che emerge dall’avere un corpo e il fatto di essere incarnato in un contesto biologico, psicologico e culturale.

Per Varela la cognizione stessa è da intendersi come un’azione incarnata che deriva sempre il suo significato dall’essere situata in un corpo che fa esperienza di sé, in un contesto specifico che é il mondo in cui é immersa.

Si può quindi affermare che l’esperienza emotiva, è frutto di una coscienza incarnata, che si fonda sulla percezione degli stati fisiologici in corso e attribuisce significato all’esperienza proprio a partire da questi (Craig 2009, Damasio 1999, Critcley 2004).

Cosa può insegnarci questa prospettiva?

Forse proprio il fatto di non dimenticarci mai di avere un corpo e che il nostro sentimento di esso è fondamentale per comprendere e gestire meglio le nostre emozioni e le cose che ci accadono.

 

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